Primi giorni di scuola in FVG in attesa della riapertura totale di domani. Le preoccupazioni dei tanti genitori lavoratori. Il rischio che a pagare le conseguenze delle decisioni relative alla didattica di bambini e ragazzi siano ancora una volta le donne.
La ripartenza della scuola, così come di nidi e scuole d’infanzia è una priorità sociale, ma incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui molti genitori affrontano la riapertura della scuola.
La voce dei genitori raccolta nell’indagine IPSOS conferma questo allarme.
Un rientro a scuola a gestione familiare.
Una delle principali preoccupazioni delle famiglie arriva dal rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale di madri (23%) e nonni (28%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli: un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown.
La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli, che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%).
Mamme lavoratrici a rischio.
Infatti a rischiare di subire maggiormente le conseguenze delle decisioni relative alla didattica di bambini e ragazzi sono ancora una volta le donne.
Il motivo principale è che sono proprio loro quelle che si occupano nella maggior parte dei casi della gestione di figli e casa, fanno fare loro i compiti e, durante il lockdown, li hanno seguiti durante le lezioni da remoto.
Una realtà supportata anche dai numeri: a usufruire dei congedi parentali Covid previsti dai decreti Cura-Italia e Rilancio, sono state le madri nel 76% dei casi.
Maggiormente colpite anche come destinatarie di cassa integrazione ordinaria, con il 61,5% dei casi.
Molte si sono aiutate con lo smart working, che ha permesso di gestire da vicino i figli, consentendo il lavoro da casa.
Genitore lavoratore con figlio in quarantena cosa succede?
Una delle domande più comuni diffuse tra i genitori riguarda la malaugurata eventualità che il proprio figlio minore sia obbligato alla quarantena perché è stato a contatto con una persona positiva al Coronavirus all’interno della scuola.
Ove questo dovesse accadere e nel caso in cui il contatto avvenuto a scuola sia accertato dalla Asl territorialmente competente, il lavoratore per tutto il periodo della quarantena del figlio e, in ogni caso, entro il 31 dicembre, avrà diritto a svolgere la prestazione lavorativa in smart working.
Laddove non sia possibile svolgere la prestazione in modalità agile, il genitore ha diritto ad assentarsi dal lavoro. Questa opzione può essere fruita da entrambi i genitori ma in via alternativa e per i periodi di astensione dal lavoro è riconosciuta un’indennità pari al 50% della retribuzione.
La possibilità di accedere a tali opzioni è preclusa all’altro genitore sia nel caso in cui uno dei genitori benefici di una delle due opzioni previste dal nuovo decreto (smart working o astensione dal lavoro), sia qualora svolga ad altro titolo la prestazione in modalità di lavoro agile o non svolga alcuna attività lavorativa.
Scuola: crisi economica il problema della spesa per le famiglie
Le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi, si riflettono anche sul rientro a scuola: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 2 genitori su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno.
Occorre rispondere al forte rischio di aumento della povertà minorile e della dispersione scolastica, dopo il black out educativo che ha colpito tanti studenti che non sono riusciti ad accedere alla didattica a distanza.