“Ripartire dal Lavoro” – I sindacati lanciano un grido d’allarme – Da Trieste a Palermo oltre 20 manifestazioni in tutta Italia – Bombardieri Segretario della UIL: “Il Governo ci convochi, ascolti questa piazza”.
“Ripartire dal Lavoro”: questo lo slogan della mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil che si è svolto oggi, venerdì 18 settembre, in 23 piazze d’Italia. Dopo “La notte del Lavoro” del 29 luglio scorso, le tre confederazioni hanno organizzato una giornata di mobilitazione nazionale con iniziative regionali con un doppio obiettivo: avanzare proposte e, al contempo, rivendicare un ruolo di partecipazione attiva nella costruzione del futuro del Paese.
Pierpaolo Bombardieri Segretario generale della UIL, in una piazza del Popolo, riempita nei limiti consentiti dalle norme anti Covid, e sotto un sole ancora estivo, ha lanciato un messaggio chiaro: “Il Governo ci convochi, ascolti questa piazza, c’è bisogno di risposte concrete. Servono scelte politiche che cambino il Paese – ha sottolineato Bombardieri – ripartendo dal lavoro e dalla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori. Durante la pandemia, i Sindacati hanno dimostrato grande senso di responsabilità e hanno sottoscritto due importanti accordi per la salute e la sicurezza. Ora che potremmo dare il nostro contributo per un’equa ed efficace redistribuzione delle risorse, le parti sociali non vengono ascoltate. La politica – ha proseguito Bombardieri – stia di meno nei palazzi del potere e sui social e stia di più tra la gente nelle piazze”.
Le manifestazioni si sono svolte in tutt’Italia, numerosa è stata la partecipazione delle delegate e dei delegati della Uiltec a cui sono arrivati i ringraziamenti del Segretario Generale Paolo Pirani:
“Un particolare ringraziamento mio e di tutta la segreteria nazionale per la presenza delle nostre delegate e delegati che hanno contribuito a colorare di blu tutte le piazze e in particolare a quegli uomini e donne della uiltec che sono intervenuti da numerosi palchi dimostrando la passione e l’impegno della nostra categoria”.
A Trieste la mobilitazione si è tenuta presso il molo IV, dove si sono riuniti i vertici di Cgil, Cisl e Uil del Friuli Venezia Giulia.
A preoccupare non è solo l’assenza di segnali decisi di ripresa, ma anche il rischio che il Paese e il Friuli Venezia Giulia perdano le opportunità per una exit strategy dall’emergenza sanitaria ed economica, in primis il Recovery Fund e il Mes.
Al centro dell’attenzione sia lo scenario nazionale che quello regionale, tuttora profondamente segnati dall’emergenza sanitaria. Per quanto riguarda il Fvg, a fotografare la situazione bastino i 63 milioni di ore di cassa integrazione e Fis autorizzate tra gennaio e luglio e il netto calo dell’occupazione registrato tra aprile e giugno, con 7mila occupati in meno rispetto a gennaio-marzo e 12mila nel confronto con il 2° trimestre 2019: un quadro destinato però a peggiorare, avvisano Cgil, Cisl e Uil, quando verranno meno gli ammortizzatori per Covid e il blocco dei licenziamenti.
“I 7 mila posti persi tra il primo e il secondo trimestre, concentrati nella componente femminile, mostrano la crisi ha colpito in particolare le fasce occupazionali più deboli, in primis donne e giovani, falcidiate dallo stop ai contratti a termine”, spiega il segretario regionale della Uil Giacinto Menis.
“Se i numeri non riflettono ancora tutta la gravità della situazione, è solo grazie agli ammortizzatori per Covid, prossimi a esaurirsi. Da qui la necessità di individuare le linee strategiche su cui lavorare a livello nazionale e regionale, sia sul fronte della domanda, a partire dal rinnovo contratti e dalle politiche fiscali, sia dell’offerta, indirizzando gli investimenti del recovery fund non su una lunga lista della spesa, ma su obiettivi strategici come le infrastrutture, l’innovazione e la green economy”.