Veronese: mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza. Coronavirus, Inail: al 30 giugno in Italia i contagi sul lavoro sono 50mila.

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Di grande valore il protocollo Covid-19, troppo poche le ispezioni.

Dichiarazione di Ivana Veronese, Segretaria confederale UIL

«Crediamo che il protocollo “Covid-19” per tutelare la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, firmato il 14 marzo 2020 e aggiornato il 24 aprile da sindacati e imprese, in accordo con il Governo, sia stato, e continui a essere, di grande valore perché è riuscito a coniugare, in un momento eccezionale, i temi della salute e della sicurezza e quello del lavoro». E’ quanto affermato dalla Segretaria confederale UIL, Ivana Veronese, al tavolo convocato dalla Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, con le parti sociali per fare il punto sulla situazione emergenziale e sul protocollo Covid-19.

“Su questo tema – continua Veronese – occorre non abbassare la guardia e mantenere alta l’attenzione. E’ necessario un maggior coordinamento e una miglior efficacia nelle verifiche e nei controlli: troppo poche le aziende ispezionate e, nei territori, abbiamo dovuto chiedere un intervento ai Carabinieri, perché altri non uscivano a controllare rispetto a precise segnalazioni. Comprendiamo e conosciamo la situazione di carenza di personale dell’Ispettorato del Lavoro a tutti i livelli e delle Asl, ma le verifiche del rispetto del protocollo vanno fatte.

Ancora pochi i comitati aziendali/territoriali anti Covid, sui quali auspichiamo un maggior coinvolgimento della figura dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Aziendali o Territoriali.

Ancora non sufficienti e chiare le coperture per i lavoratori “fragili” in termini di esclusione dai normali conteggi, del periodo di comporto e del periodo massimo retribuito previsto dai CCNL.

Sollecitiamo, infine, il Ministro ad aprire i tavoli di confronto rispetto alle molteplici questioni legate alla sicurezza sul lavoro. Gli infortuni mortali di questi giorni, ci ricordano quanto sia importante agire sulla formazione e sulla prevenzione. Un lavoro comune da fare assieme”.

Fonte www.uil.it

Intanto secondo l’iNAIL: al 30 giugno in Italia i contagi sul lavoro sono 50mila

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Secondo l’Istituto, sono 965 le denunce in più rispetto al monitoraggio precedente del 15 giugno. Rispetto alle attività produttive, il 72,1% del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale.

Sono quasi 50mila i contagi da Coronavirus sul lavoro denunciati al 30 giugno. Lo rileva l’Inail nel sesto report nazionale integrato dall’analisi aggiornata delle infezioni di origine professionale a livello territoriale, aggiungendo che sono 965 le denunce in più rispetto al monitoraggio precedente del 15 giugno. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra i lavoratori over 50. Precisamente, i contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail al 30 giugno sono 49.986, 965 in più rispetto al monitoraggio del 15 giugno. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5%) e nelle fasce 50-64 anni (69,8%) e over 64 anni (19,5%), con un’età media dei deceduti di 59 anni.

Circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre i casi registrati in agricoltura, nella navigazione e nella gestione per conto dello Stato sono circa 600. Rispetto alle attività produttive, il 72,1% del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanità (Asl) porta all’81,2% la quota dei contagi e al 36,6% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attività di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio. Con il 40,6% dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, la categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la più colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,3%), dai medici (10,5%), dagli operatori socio-assistenziali (8,7%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%).

 

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